Si tramanda con il nome di “Eccidio di via Ghega”, e si incarna nelle immagini raccapriccianti dei corpi di 51 cittadini civili, penzolanti dallo scalone interno di Palazzo Rittmeyer, a Trieste, ma appesi anche dalle finestre della facciata, in modo che i cadaveri fossero esposti come monito alla pubblica vista. È senz’altro uno degli episodi più drammatici e cupi degli anni della seconda Guerra mondiale nel capoluogo giuliano: era il 23 aprile 1944 e le autorità germaniche di occupazione avevano trasformato l’attuale sede del Conservatorio Giuseppe Tartini, in via Ghega 12, nel Soldatenheim, “Casa del soldato”. L’attentato dinamitardo compiuto da due partigiani d’origine azerbaigiana, nel quale cinque soldati tedeschi persero la vita assieme ad alcuni civili, produsse la feroce rappresaglia nazista con le vittime rastrellate fra carcerati e prigionieri politici italiani, sloveni e croati già detenuti nel carcere del Coroneo o arrestati per strada perché trovati sprovvisti di documenti.
Lo scalone del Tartini nel 1944 e oggi.
Sono passati 78 anni, la commozione e l’indignazione per quella strage sono ancora vivi e il Conservatorio Giuseppe Tartini di Trieste, che trova sede proprio a Palazzo Rittmeyer, ha organizzato per sabato 23 aprile una commemorazione aperta alla partecipazione della città. «Per non dimenticare, soprattutto in momenti come questo che ci riportano alle violenze degli anni di guerra – spiegano infatti il presidente del Tartini Lorenzo Capaldo e il direttore Sandro Torlontano –, ma anche e soprattutto per testimoniare l’impegno nostro e delle istituzioni di confine alla costruzione della pace e dell’amicizia, proprio come accade agli studenti del Conservatorio Tartini: giovani di nazionalità internazionale che studiano e crescono insieme, coltivando i valori della feconda convivenza fra i popoli».
Alla commemorazione del Conservatorio Tartini prenderanno parte anche autorità istituzionali d’oltreconfine: domani, 20 aprile, alle 9 è prevista infatti la deposizione di una corona di fiori da parte del sindaco di Postumia, Igor Marentič, che sarà accolto dai vertici del Conservatorio. Sabato 23 aprile, alle 11, il presidente Capaldo e il direttore Torlontano accoglieranno autorità e cittadini nel cuore di Palazzo Rittmeyer, lo scalone che fu teatro dell’orribile eccidio nazista. Allo squillo della campanella, alle 11 in punto, le lezioni si fermeranno e gli studenti, con i loro insegnanti e il personale del Conservatorio, si raduneranno negli spazi dello Scalone: proprio lì interverrà la ricercatrice storica e docente Gloria Nemec, per offrire una ricostruzione dell’episodio, sulla scia dei lunghi studi avviati intorno alle memorie nella zona alto-adriatica. Subito dopo si leveranno le note emozionanti del Quartetto n. 8 op. 110 “dedicato alle vittime della II Guerra Mondiale” di Dmitrij Dmitrievič Šostakovič, affidato agli studenti Sara Schisa violino, Milica Orlić violino, Danijel Trajković viola, Emanuele Francesco Ruzzier violoncello. Si tratta di un’opera da camera che il grande compositore sovietico scrisse in tre giorni nel luglio 1960 dopo aver visitator Dresda, la città della Germania che aveva subito uno degli attacchi aerei più efferati durante l’ultima guerra mondiale. Il quartetto diventa così per Šostakovič l’occasione di dare sfogo al suo desiderio più intimo e profondo di libera creatività. Il primo movimento si apre con il motivo DSCH, una vera firma musicale di Šostakovič, un tema lento e triste che si può ascoltare anche in vari altri Concerti e Sinfonie. L’opera include molte citazioni di altri pezzi del compositore, che a questo quartetto volle affidare tutte le amarezze dolorose di uomo e artista compresso dalle pressioni del regime sovietico, e che simbolicamente rappresenta quindi tutti gli oppressi e le vittime di ogni dittatura.
L’ingresso alla cerimonia è aperto ai possessori di super green pass, info e dettagli Conservatorio Tartini telefono 040.6724911. www.conts.it
—^—
In copertina, Palazzo Rittmeyer in via Carlo Ghega sede del Conservatorio di Trieste.